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Coronavirus, diocesi Roma corregge:
​"A Roma chiese parrocchiali aperte"

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Roma corregge la posizione assunta ieri, e apre le Chiese delle Parrochie; come riporta ADNKRONOS La diocesi di Roma fa un correttivo al decreto anti coronavirus con cui ieri era stata disposta la chiusura totale di tutte le chiese parrocchiali e non. Con un nuovo decreto il cardinale vicario Angelo De Donatis, a quanto si apprende, dispone che restino "aperte le chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura di anime ed equiparate".

Il monito del Papa stamani a Santa Marta rivolto ai Vescovi sulle "drastiche chiusure" ha fatto breccia.

Nel nuovo decreto, il cardinale vicario di Roma De Donatis spiega ad ogni modo che la "Chiesa di Roma, in piena comunione con il suo Vescovo, è consapevole del significato simbolico della decisione presa col predetto decreto. L’infezione da Coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale: in pochissimi giorni il numero dei contagiati è raddoppiato e di questo passo è difficile prevedere che in brevissimo tempo raggiunga l’ordine delle decine di migliaia di persone solo in Italia".

Continua l'ADNKRONOS
De Donatis ricorda che "potrebbe essere coinvolto un numero ancora più elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili". Tuttavia annota il Vicario, in sintonia con quanto ammonito dal Papa stamani nella messa a Santa Marta, "ogni provvedimento cautelare ecclesiale deve tenere conto non solo del bene comune della società civile ma anche di quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto quella dei più piccoli".
Da qui il passo indietro e la modifica del decreto di ieri: "Si esortano i fedeli fino al 3 aprile ad attenersi con matura coscienza e con senso di responsabilità alle direttive dei Dpcm in particolare quelle del decreto ‘io resto a casa’". Niente precetto festivo, dunque, per i fedeli e, pur rimanendo chiuse le chiese non parrocchiali, De Donatis dispone da oggi, dopo il richiamo del Papa, che restino "aperte le chiese parrocchiali. Restano altresì accessibili gli oratori di comunità stabilmente costituite limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto residenti, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili".
Nel nuovo decreto, il cardinale vicario di Roma De Donatis spiega ad ogni modo che la "Chiesa di Roma, in piena comunione con il suo Vescovo, è consapevole del significato simbolico della decisione presa col predetto decreto. L’infezione da Coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale: in pochissimi giorni il numero dei contagiati è raddoppiato e di questo passo è difficile prevedere che in brevissimo tempo raggiunga l’ordine delle decine di migliaia di persone solo in Italia".
De Donatis ricorda che "potrebbe essere coinvolto un numero ancora più elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili". Tuttavia annota il Vicario, in sintonia con quanto ammonito dal Papa stamani nella messa a Santa Marta, "ogni provvedimento cautelare ecclesiale deve tenere conto non solo del bene comune della società civile ma anche di quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto quella dei più piccoli".
Da qui il passo indietro e la modifica del decreto di ieri: "Si esortano i fedeli fino al 3 aprile ad attenersi con matura coscienza e con senso di responsabilità alle direttive dei Dpcm in particolare quelle del decreto ‘io resto a casa’". Niente precetto festivo, dunque, per i fedeli e, pur rimanendo chiuse le chiese non parrocchiali, De Donatis dispone da oggi, dopo il richiamo del Papa, che restino "aperte le chiese parrocchiali. Restano altresì accessibili gli oratori di comunità stabilmente costituite limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto residenti, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili".

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